martedì 28 aprile 2009

AI e il test di Turing

Non dubito che chi legge conosca il test di Turing; parafrasandolo un po' ingenuamente, esso afferma

Se una macchina è in grado di ingannare l'uomo durante una conversazione, facendogli credere di essere un uomo e non una macchina, allora tale macchina è per definizione intelligente


Per essere più precisi, Alan Turing propose il seguente test per stabilire se una macchina è da considerarsi intelligente: un esaminatore discute con un uomo e una macchina via tastiera; egli pone le domande all'uomo e alla macchina, tentando di distinguere l'uno dall'altra. Se non ci riesce (ovviamente c'è bisogno di più esaminatori, in maniera tale che il risultato sia statisticamente sensato) allora la macchina è dichiarata intelligente.

Sembra una cosa fantascientifica, ed è vero che il test che è usato in Blade Runner per identificare i replicanti sembra una versione modificata del test di Turing.

Eppure, si è più vicini alla sua soluzione di quanto molti non possano pensare: da qualche anno esiste il Premio Loebner che premia il programma per computer in grado di sostenere una conversazione più umana possibile.

L'anno scorso ha vinto Elbot, che è basato su un'idea che io trovo divertente: non cerca di imitare come converserebbe un umano; piuttosto sviluppa un suo stile basato sull'essere un computer.

Provare per credere!

venerdì 24 aprile 2009

La societá dell'immagine

Tempo fa ho seguito un simposio, e uno dei relatori era canadese. Questi, iniziata la sua presentazione, dopo due minuti tira fuori dei fimati realizzati al computer con delle simulazioni tutte colorate di neuroni che scaricano potenziali d'azione, ed eccolo zoommare qua e là, mostrare un trasportatore cellulare forgiato come una ruota che gira (velocitá variabile a seconda dei farmaci somministrati al neurone!), oppure un recettore con simpatiche buche in cui si infila il neurotrasmettitore. Roba da Superquark.
In quel momento ho dovuto dar ragione al mio amico Lap(l)aciano e al suo odio per la pubblicitá scientifica.
Infatti sono certo che se fossi stato a occhi chiusi avrei capito molto di piú di quel seminario. Le animazioni catturavano troppa attenzione!

La nostra coscienza non ha molto spazio. Le cose a cui possiamo prestare attenzione in maniera cosciente sono poche. Nel caso del seminario, era per me - come per molti in platea - impossibile seguire il relatore con tutto questo "rumore" sensoriale. Tecniche del genere sono proficue se il discorso è fatto lentamente e in modo divulgativo, e lo scopo è interessare e motivare la platea. Superquark, appunto. O una lezione di liceo. Ma non un seminario per i dottorandi. Noi vogliamo ipotesi, dati e discussioni. E li vogliamo senza che ci si nasconda dietro ai cartoni animati!!

martedì 7 aprile 2009

Cosa fa esattamente lo psicoterapeuta?

Se qualcuno ha una risposta a questa domanda, sarei lieto di leggerla.

Per quanto ne posso capire io, uno psicoterapeuta è un esperto che tramite tecniche sociali - comunicazione verbale e non - indirizza l'assistito verso un cambiamento comportamentale. Molto interessante e dibattuto il meccanismo neuronale attraverso il quale la psicoterapia agisce: mi accontento di pensare che le situazioni sociali che si creano con il terapeuta agiscano sulla plasticità neuronale inducendo lo sviluppo o la regressione di connessioni nervose. Come fanno tutti gli eventi della nostra vita. La presenza di una intenzione dietro questa azione dovrebbe far sì che si ottenga un effetto netto di cambiamento. In altre parole, l'ambiente intorno a noi ci scolpisce come rocce in preda all'erosione, ma uno psicologo, che ha la precisa intenzione di cambiarci in un senso, agisce su questa roccia come uno scultore. Giusto?

Ne dubito.

Nella vita si incontrano molte persone che assumono nei nostri confronti interazioni sociali differenti. A volte alcune di esse hanno intenzioni precise nei nostri riguardi. Vorrebbero che avessimo maggiore iniziativa, che fossimo più miti, o più generosi. A volte sono anche esperti di interazioni sociali, possono essere allenatori sportivi, insegnanti, sacerdoti. Abbiamo mille occasioni di stabilire un'interazione sociale volta al nostro cambiamento. Ma in molte occasioni lo rifiutiamo diradando la frequentazione con le persone che - ci lamentiamo - "non ci accettano".

Lo psicoterapeuta non è proprio una persona che non ci accetta? Se ci accettasse per come siamo, non avrebbe alcun effetto. Anche se non "giudica", egli interviene quando noi stessi non ci accettiamo più. Siamo noi a recarci da lui/lei e pagarlo perchè non ci accetti. Lo facciamo perchè è un esperto e noi gli tributiamo fiducia.
In altri termini, il suo potere viene in larga parte dal ruolo che noi gli attribuiamo. La tecnica c'è (ce ne sono anche troppe), ma è lì la chiave?

Siamo animali sociali, e il ruolo di una persona nella società è fondamentale. Se io mi accordassi con un caro amico affinchè mi faccia da personal trainer dovrei accettare che questi assuma il suo ruolo in pieno e mi rimproveri quando mangio schifezze e non faccio gli esercizi. Questa è una cosa che ai nostri amici non permettiamo, ma la permettiamo a un semi-sconosciuto. Comincio a pensare che sia lo stesso con lo psicologo. Da un lato c'è "l'expert power", un fattore che ha su di noi lo stesso effetto del testimonial nella pubblicità: ci si fida di quello che dice perchè è un esperto. Eppure quello che dice spesso non è altro che quello che altri ci hanno detto, ma non ci avevamo fatto caso. Perchè egli ha qualcosa di speciale? Io credo che la ragione sia piuttosto che in quel momento della nostra vita cerchiamo quel cambiamento, e siamo semplicemente più ricettivi.

Allora? Ha la psicoterapia una qualche utilità, oppure, come io propongo, ciò che conta è la disponibilità del soggetto a mettersi in discussione? Se quest'ultima proposizione fosse vera, allora dovremmo constatare che dove c'è lo psicologo, ma manca la volontà personale, manca anche il miglioramento. E questo è vero.
Resta da dimostrare che il cambiamento è possibile grazie alla sola volontà personale, sfruttando le occasioni che abbiamo sempre, piuttosto che rivolgerci al terapeuta. Credo anche questo sia possibile.

Naturalmente questo può essere più difficile per alcune persone che per altre. E qui entra in gioco l'esperto. Ma allorami chiedo: piuttosto che fare pubblicità alla psicoterapia, perchè non insegnamo a scuola l'arte di cambiare sè stessi sfruttando gli stimoli ambientali? Perchè non insegnamo agli studenti a studiare sfruttando le conoscenze che abbiamo del cervello? Perchè ci affanniamo a imparare molte cose - cosa che sanno fare anche gli animali - invece che imparare ad apprendere??