mercoledì 3 giugno 2009

La torre di Babele

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. [...] Si dissero l'un l'altro: [...] «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. [...] Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

dal libro della Genesi, 11

È difficile intendersi quando si parla una lingua diversa, e lo sanno coloro che hanno tentato di comunicare in queste condizioni. Questo è altrettanto vero quando si tratta di diverse branche del sapere, ad esempio nel caso di uno scienziato che cerca di comunicare con un filosofo. O un medico che cerca di comunicare con un fisico.
Sempre più siamo tenuti a farlo oggi, affinchè ad esempio un medico capisca cosa fa una risonanza magnetica e quali sono i limiti di questa tecnica, oppure perchè un fisico capisca a quali esigenze della medicina la sua applicazione andrà incontro.
Pertanto trovo critiche come:"I filosofi non dovrebbero occuparsi di neuroscienze, non è cosa loro" altrettanto in fondo nell'abisso dell'ignoranza quanto lo sarebbe la frase:"I cinesi dovrebbero starsene in Cina, dal momento che non sono neppure in grado di parlare un inglese decente".
Infatti, come può uno psicologo sentirsi "a posto" nel criticare un filosofo, quando egli stesso parla di cellule - che non ha studiato - composti chimici - che non ha mai neppure visto scritti, leggi della fisica che non conosce basate su una matematica di cui non ha mai sentito parlare? E come può non capire perchè il filosofo avverta l'esigenza di usare i dati neuroscientifici e di introdursi nel discorso? E come può non capire che la filosofia può essere per lui interessante quanto la medicina può esserlo per un fisico?
Ebbene, la risposta è semplice: una buona dose di orgoglio e di ignoranza, insieme, possono tutto.
È chiaro che ci sono delle difficoltà, e che spesso l'uno usa impropriamente la terminologia dell'altro. Ma non è un caso che numerosi grandi scienziati alla fine della loro vita si occupino di filosofia: forse, giunti a una maggiore conoscenza, si rendono conto di cosa c'è di utile nel sapere altrui. È bello quando il sapere porta un po' di umiltà.
Questo orgoglio invece mi indigna, ma che dico mi indigna, mi fa proprio incazzare!