Ogni esercitatore di Analisi I lo sa: gli studenti confonderanno sempre implicazioni ed equivalenza. Se ogni successione convergente è limitata, ci vorranno settimane e settimane per fargli afferrare il fatto che esistono successioni limitate non convergenti.
Non è solo il caso degli studenti di Analisi I: in generale gli esseri umani tendono a confondere implicazioni ed equivalenze in ogni campo. Si veda questo interessante posto di Bressanini.
Se gli uomini non ci riescono, figuriamoci le scimmie! Niente di più sbagliato: le scimmie possono essere addestrate a risolvere problemi di implicazione e sono in grado di tenere questo problema ben distinto da quello della equivalenza.
Questa ed altre cose le ho imparate in una conferenza eccezionale di Iriki, ospite alla conferenza della società tedesca di neuroscienze.
Iriki ha parlato principalmente dei suoi risultati di questo articolo, in cui tenta di individuare nei macachi giapponesi le strutture cognitive che hanno portato l'uomo a sviluppare autocoscienza e a conquistare il cosmo.
martedì 31 marzo 2009
mercoledì 18 marzo 2009
Apprendimento e memoria I : Tecniche 2. Mappe mentali
Cos'è una mappa mentale? Giusto per avere un'impressione visiva, ecco un esempio.
Ho provato vari metodi di studio: lettura ripetuta, ripetizione ad alta voce, riassunti, schemi lineari, mappe mentali. Nessun dubbio: le mappe mentali sono il più efficace.
In una mappa mentale si disegna al centro il concetto chiave. Intorno ad esso quelli che sono un gradino gerarchico più in basso, in termini di importanza. Piú ci si allontana, più si va nel dettaglio. La mappa deve essere colorata, illustrata e avere un forte impatto visivo. Abbiamo già visto che questo agevola la memorizzazione sfruttando la memoria episodica.
Per costruire il discorso la mappa va letta in senso orario. Trattandosi di una figura complessa, per la memorizzazione si utilizza la tecnica discussa nel post Tecniche 1.
Perchè le mappe mentali sono così potenti? Tony Buzan afferma che il nostro cercello pernsa per mappe mentali. Un'affermazione forse non sostenuta da sufficienti dati, ma intrigante senza dubbio! Vediamo un po':
1. Noi possiamo tenere in mente pochi concetti alla volta, ma possiamo richiamarli in un flusso costante formando una serie di pensieri teoricamente infinita. Ergo non bisogna puntare al ricordare il più possibile - non abbiamo spazio! - ma a concatenare nel modo più efficace possibile i concetti. Ecco perchè a ogni "radiazione" della mappa si sconsiglia di disegnare più di 5-6 branche (guarda un po', numero inferiore al nostro buffer di memoria di lavoro, 6-8). Le mappe servono appunto a concatenare i concetti.
2. Lap(l)aciano sostiene che le mappe aiutano ancor più a comprendere la materia studiata che a memorizzarla. Ha ragione, e il motivo è che costringono lo studente a dare un ordine ai concetti, a raggrupparli e dividerli, insomma a padroneggiarli. Sono impegnative, richiedono sforzo. Che a lungo termine paga.
3. L'ippocampo, struttura centrale per la memoria, secondo alcune ipotesi si é sviluppato originariamente come strumento di navigazione. Se questo è valido per i topi, è vero anche anche che i tassisti di Londra hanno un ippocampo più sviluppato della norma. Ecco perchè organizzare i concetti spazialmente, piuttosto che con lunghi riassunti, aiuta tanto! Mentre la rilettura di un riassunto è sequenziale e di natura puramente verbale, la rilettura di una mappa mentale è una esplorazione spaziale nella quale si trovano anche stimoli verbali. E ripetendola si impara subito a "orientarsi"!
4. Le mappe mentali si prestano non solo allo studio, ma anche agli appunti e alla organizzazione mentale di relazioni, scalette, etc.
Ci sono anche svantaggi, ovvio. Le mappe mentali sono finalizzate a uno scopo: tenere a mente un gruppo di concetti. Quello che non entra nella mappa non ha chances di essere ricordato all'esame. Diversamente, leggendo e rileggendo da diverse fonti ed esaminando criticamente il materiale si guadagna una conoscenza un po' più enciclopedica che può aiutare qualndo all'esame vi chiedono un minuto dettaglio che non avete ritenuto opportuno ripetere. Questo le mappe mentali non ve lo danno. In cambio, guadagnate almeno il 20%-30% del tempo dedicato allo studio!
Concludendo: leggete questo libro e buon divertimento!
Ho provato vari metodi di studio: lettura ripetuta, ripetizione ad alta voce, riassunti, schemi lineari, mappe mentali. Nessun dubbio: le mappe mentali sono il più efficace.
In una mappa mentale si disegna al centro il concetto chiave. Intorno ad esso quelli che sono un gradino gerarchico più in basso, in termini di importanza. Piú ci si allontana, più si va nel dettaglio. La mappa deve essere colorata, illustrata e avere un forte impatto visivo. Abbiamo già visto che questo agevola la memorizzazione sfruttando la memoria episodica.
Per costruire il discorso la mappa va letta in senso orario. Trattandosi di una figura complessa, per la memorizzazione si utilizza la tecnica discussa nel post Tecniche 1.
Perchè le mappe mentali sono così potenti? Tony Buzan afferma che il nostro cercello pernsa per mappe mentali. Un'affermazione forse non sostenuta da sufficienti dati, ma intrigante senza dubbio! Vediamo un po':
1. Noi possiamo tenere in mente pochi concetti alla volta, ma possiamo richiamarli in un flusso costante formando una serie di pensieri teoricamente infinita. Ergo non bisogna puntare al ricordare il più possibile - non abbiamo spazio! - ma a concatenare nel modo più efficace possibile i concetti. Ecco perchè a ogni "radiazione" della mappa si sconsiglia di disegnare più di 5-6 branche (guarda un po', numero inferiore al nostro buffer di memoria di lavoro, 6-8). Le mappe servono appunto a concatenare i concetti.
2. Lap(l)aciano sostiene che le mappe aiutano ancor più a comprendere la materia studiata che a memorizzarla. Ha ragione, e il motivo è che costringono lo studente a dare un ordine ai concetti, a raggrupparli e dividerli, insomma a padroneggiarli. Sono impegnative, richiedono sforzo. Che a lungo termine paga.
3. L'ippocampo, struttura centrale per la memoria, secondo alcune ipotesi si é sviluppato originariamente come strumento di navigazione. Se questo è valido per i topi, è vero anche anche che i tassisti di Londra hanno un ippocampo più sviluppato della norma. Ecco perchè organizzare i concetti spazialmente, piuttosto che con lunghi riassunti, aiuta tanto! Mentre la rilettura di un riassunto è sequenziale e di natura puramente verbale, la rilettura di una mappa mentale è una esplorazione spaziale nella quale si trovano anche stimoli verbali. E ripetendola si impara subito a "orientarsi"!
4. Le mappe mentali si prestano non solo allo studio, ma anche agli appunti e alla organizzazione mentale di relazioni, scalette, etc.
Ci sono anche svantaggi, ovvio. Le mappe mentali sono finalizzate a uno scopo: tenere a mente un gruppo di concetti. Quello che non entra nella mappa non ha chances di essere ricordato all'esame. Diversamente, leggendo e rileggendo da diverse fonti ed esaminando criticamente il materiale si guadagna una conoscenza un po' più enciclopedica che può aiutare qualndo all'esame vi chiedono un minuto dettaglio che non avete ritenuto opportuno ripetere. Questo le mappe mentali non ve lo danno. In cambio, guadagnate almeno il 20%-30% del tempo dedicato allo studio!
Concludendo: leggete questo libro e buon divertimento!
sabato 14 marzo 2009
Corteccia laminare
Giovedì scorso ha tenuto da noi un talk Onur Güntürkün, neuroscienziato cognitivo di Bochum. Il titolo del talk era Knowing Yourself - and Other Stories on the Parallel Evolution of Comparable Minds.
Prima una premessa: la corteccia cerebrale è la parte esterna del cervello, che, nei mammiferi, è responsabile delle funzioni superiori cognitive. Questo tessuto ha una struttura laminare: è come se fosse costituita da 6 tappeti di neuroni messi uno sull'altro. È caratteristica precipua dei mammiferi.
Continuo dicendo che il talk è stato veramente interessante, e che l'oratore è evidentemente un grande scienziato. L'idea centrale da lui esposta è la seguente ed è facile da comprendere: molti affermano che la neocorteccia laminare come l'abbiamo noi mammiferi sia necessaria per funzioni cognitive superiori. Alcuni uccelli hanno capacità cognitive paragonabili a quelle dei primati, ma non hanno la neocorteccia laminare. Ergo la neocorteccia laminare non è necessaria.
(In questo post tento di non considerare gli uomini, che sono evidentemente un caso a parte).
Nella conferenza ha anche tentato di esaminare quali potrebbero essere i meccanismi che sono veramente importanti, ma non è questo di cui voglio parlare.
Ha anche notato che una certa lucertola di cui non ricordo il nome, è che un "fossile vivente", il cui genoma risale approssimativemente al tempo della biforcazione fra mammiferi e rettili, ha una corteccia laminare. Sembra dunque che la corteccia laminare sia una struttura più antica, abbandonata da rettili e uccelli, ma utilizzata dai mammiferi.
Due altre osservazioni: per quanto si dica che le dimensioni del cervello non sono importanti, beh, non è del tutto vero. Se disegnate su di una scala logaritmica il peso del cervello di vari animali come funzione del peso dell'animale, scoprirete che animali simili si trovano su linee rette molto precise. Una per i rettili, una più in alto per i mammiferi, una più in alto per i primati ed una alla stessa altezza per gli uccelli.
La seconda osservazione: a parità di rapporto peso cervello/peso corporeo, in genere cervelli più grossi sono meglio: noi siamo più intelligenti degli scimpanzè che sono più intelligenti dei macachi, ad esempio (è un po' qualitativo, pensate al gorilla, che è solo un po' sotto scimpanzè e orang-utan). Sembra, insomma, che esista una quantità minima di cervello necessaria per alcune funzioni.
Dopo il talk, a cena, ho chiesto al professore: "non potrebbese essere che la corteccia laminare è in realtà uno svantaggio cognitivo? Guardi i corvi, a parità di rapporto peso cervello/peso corporeo, riescono a fare le stesse cose pesando di meno". Mi ha guardato scettico e mi ha detto: "Tutto può essere".
Prima una premessa: la corteccia cerebrale è la parte esterna del cervello, che, nei mammiferi, è responsabile delle funzioni superiori cognitive. Questo tessuto ha una struttura laminare: è come se fosse costituita da 6 tappeti di neuroni messi uno sull'altro. È caratteristica precipua dei mammiferi.
Continuo dicendo che il talk è stato veramente interessante, e che l'oratore è evidentemente un grande scienziato. L'idea centrale da lui esposta è la seguente ed è facile da comprendere: molti affermano che la neocorteccia laminare come l'abbiamo noi mammiferi sia necessaria per funzioni cognitive superiori. Alcuni uccelli hanno capacità cognitive paragonabili a quelle dei primati, ma non hanno la neocorteccia laminare. Ergo la neocorteccia laminare non è necessaria.
(In questo post tento di non considerare gli uomini, che sono evidentemente un caso a parte).
Nella conferenza ha anche tentato di esaminare quali potrebbero essere i meccanismi che sono veramente importanti, ma non è questo di cui voglio parlare.
Ha anche notato che una certa lucertola di cui non ricordo il nome, è che un "fossile vivente", il cui genoma risale approssimativemente al tempo della biforcazione fra mammiferi e rettili, ha una corteccia laminare. Sembra dunque che la corteccia laminare sia una struttura più antica, abbandonata da rettili e uccelli, ma utilizzata dai mammiferi.
Due altre osservazioni: per quanto si dica che le dimensioni del cervello non sono importanti, beh, non è del tutto vero. Se disegnate su di una scala logaritmica il peso del cervello di vari animali come funzione del peso dell'animale, scoprirete che animali simili si trovano su linee rette molto precise. Una per i rettili, una più in alto per i mammiferi, una più in alto per i primati ed una alla stessa altezza per gli uccelli.
La seconda osservazione: a parità di rapporto peso cervello/peso corporeo, in genere cervelli più grossi sono meglio: noi siamo più intelligenti degli scimpanzè che sono più intelligenti dei macachi, ad esempio (è un po' qualitativo, pensate al gorilla, che è solo un po' sotto scimpanzè e orang-utan). Sembra, insomma, che esista una quantità minima di cervello necessaria per alcune funzioni.
Dopo il talk, a cena, ho chiesto al professore: "non potrebbese essere che la corteccia laminare è in realtà uno svantaggio cognitivo? Guardi i corvi, a parità di rapporto peso cervello/peso corporeo, riescono a fare le stesse cose pesando di meno". Mi ha guardato scettico e mi ha detto: "Tutto può essere".
Iscriviti a:
Post (Atom)