domenica 30 agosto 2009

Comprendere

E' poi così tanto difficile comprendere gli altri? Non è qualcosa di spontaneo e naturale? A che pro, ad esempio, una figura professionale "fatta apposta per la comprensione degli altri" (quella dello psicologo)?

Un ottimo autore, Antonio Alberto Semi, fa notare in un suo libro la distinzione tra "facile-difficile" e "semplice-complesso". Non starò qui a ripeterla, ci si arriva con un po' di riflessione e/o di ricerca. Ad ogni modo, comprendere non è poi così difficile ma è complesso. Per comprendere la gente occorre rispettare degli accorgimenti ben precisi: per prima cosa, bisogna ascoltare la persona che si vuole comprendere; poi, bisogna riflettere sulle diverse ipotesi che inevitabilmente ci si fa riguardo quanto ascoltato/osservato; infine, bisogna confrontare le ipotesi che via via ci si forma su quanto capito con le intenzioni/idee del parlante.

Più nei dettagli, "ascoltare" vuol dire mettere momentaneamente da parte le proprie idee e i propri giudizi su quanto pensiamo stia per essere detto, per poter far posto soltanto a quanto verrà effettivamente detto. Fatto questo, bisogna raccogliere le idee e riflettere su quanto si è ascoltato, cominciando dal saperlo ricapitolare e ripetere nella maniera più fedele possibile rispetto all'originale.
Ricapitolando e ripetendo fedelmente con l'interlocutore quanto ascoltato si vedrà che questi spesso aggiungerà cose nuove, quelle che erano per così dire seppellite tra le pieghe di quanto era stato detto. Ancora, ricapitolando quanto detto spesso ci si renderà conto di avere dei punti oscuri su quanto appena ascoltato, dei significati non colti, o quanto meno non del tutto colti. Chiedere all'interlocutore dei chiarimenti su questi punti sarà qui essenziale.

A cosa serve attenersi a questi accorgimenti? Sostanzialmente a tre cose: primo, evitare fraintendimenti. Secondo, permettere al parlante di riordinare ulteriormente le sue idee, assieme a noi. Terzo, evitare di imbeccare noi stessi le risposte, di metterci troppo in mezzo con i nostri preconcetti.

Che effetto si può ottenere con questi accorgimenti?
Intanto, se proprio non si avranno effetti positivi quanto meno si eviterà all'interlocutore la frustrazione di parlare al muro.
Poi con un po' di pratica si potrà in questo modo avvicinarsi molto all'altra persona, al reale significato di quanto questa sta dicendo, in una parola si potrà comprenderla. E, come ben saprà chiunque almeno una volta si sia sentito compreso, questo non è poco.

2 commenti:

Bluebeardburns ha detto...

Mi é piaciuta questa tua spiegazione. Non pensi peró che questa sia una cosa aspecifica? Cioé, tutti potrebbero imparare a comprendere - ok, non come un professionista - ma sarebbe magnifico se fosse insegnato urbi et orbi. Vado convincendomi sempre di piú che ci sono cose che si possono insegnare in pochi giorni - tecniche di comunicazione, tecniche di studio, logica - e non capisco perché non vengano insegnate a scuola.

Longbeard Cux ha detto...

Concordo, penso che questa sia proprio una conoscenza utile a tutti, un "how to" che sarebbe bello si diffondesse.


Sulla scuola, purtroppo ne so poco ma un'idea ce l'ho; credo che la scuola sia immaginabile quanto meno in due modi diversi: come luogo elettivo per l'apprendimento di nozioni, e poi come luogo per una più generica crescita personale (della personalità, delle proprie capacità di relazione, etc). Queste due idee di scuola nella pratica sono strettamente intrecciate.

La mia idea, tutta da verificare, è che l'attuale organizzazione scolatica sia un po' caotica e cmq sia più centrata sull'idea di scuola come apprendimento di nozioni che sull'idea di scuola come luogo di crescita emotiva, relazionale, etc. E' chiaro che attività come le "gite", i cineforum pomeridiani, le attività sportive (santa ora di educazione fisica:), etc, sono poco o nulla "nozion-centriche", ma qual è la percentuale di tempo scolastico dedicato a queste attività?

La mia idea è tutta da verificare perchè quando parlo di scuola ho in mente principalmente la scuola superiore o media. Non conosco assolutamente la situazione nella scuola elementare. Credo che questi due aspetti della scuola vadano e siano curati e dosati diversamente a seconda della fascia d'età dei ragazzi e nei diversi tipi di scuola.
Però ad occhio almeno la scuola media bisognerebbe dedicarla in maniera esplicita meno alle nozioni e più alla crescita della persona nelle sue capacità metacognitive e sociali. Sempre ad occhio nella scuola superiore le nozioni sono probabilmente più importanti, ma anche qui non credo affatto che sia un bene mischiare disordinatamente gli spazi e i tempi dell'insegnamento delle nozioni con gli altri spazi di crescita individuale. Mi sa che davvero nella nostra scuola c'è bisogno di un riordino in tal senso.


PS: quali attività/figure professionali sono in grado di favorire la crescita metacognitiva e sociale dei ragazzi? quanto questo potrebbe costare? quanto e in che termini se ne guadagnerebbe?