martedì 12 maggio 2009

Psicanalisi come scienza... in breve ;-)

Raccolgo brevemente una questione lasciata ahimè aperta mesi or sono. Brevemente perchè ormai è passato tanto tempo e perchè dopo alcuni ragionamenti con i miei "colleghi" ho deciso di esser più presente sul forum, con interventi più coincisi... per questo taglierò su preamboli, passaggi e focalizzerò solo alcuni nodi a mio avviso particolarmente significativi rimandando gli approfondimenti alle discussioni che eventualmente seguiranno.
Il mio, insomma, non sarà una lezione sulla psicoanalisi in genere, ma un intervento di taglio epistemologico.
Innanzitutto, va ricordato come la disciplina sia nata avendo come modello le scienze naturali. Ora, se è innegabile un certo peso, nella formazione di Freud, di alcuni esperimenti del neurologo Charcot - cosa che agli occhi nostri potrebbe metterne in dubbio l'intento scientifico - va detto che l'intenzione del fondatore della psicoanalisi, che aveva ben chiari i principi della fisiologia, era riuscire a fondare una nuova disciplina della mente con un forte approccio "medico".
Fin qua, appunto, le intenzioni. Che non bastarono ai detrattori per discolparlo dell'accusa di "filosofeggiare" e basta. Come si poteva pretendere di studiare scientificamente un qualcosa che non si può vedere, toccare con mano? Sottoporre a osservazioni inequivocabili, per esempio in laboratorio? E che dire del punto di vista dell'osservatore?
Solo dopo la seconda guerra mondiale queste critiche hanno perso valore. Non si poteva più sostenere che l'irriproducibilità di un oggetto di studio ne impedisse l'indagine scientifica quando proprio una delle scienze esatte per antonomasia, la fisica, aveva da poco dovuto "negoziare" tale assunto. A mio avviso, ben prima (diciamo qualche migliaio di anni), con lo studio del moto dei pianeti l'umanità aveva dimostrato che la limitatezza dei mezzi non poteva limitare del tutto il lavoro degli scienziati - anche se all'epoca (ad esempio presso i Maya) gli studiosi non venivano definiti tali. Ma che quegli antichi studiosi avessero davvero ragione possiamo dirlo con certezza soltanto ora!
Il punto quindi è: come studiare scientificamente la mente, invisibile e intangibile, dell'uomo? O forse, dovremmo chiederci, come è possibile studiarla nel modo più scientifico possibile, in rapporto alle conoscenze e ai mezzi che disponiamo nel nostro tempo?
Questa è stata a mio avviso la genialità di Freud. Non ha senso criticarlo oggi per quello che, ai nostri occhi, egli sbagliò allora. Il bilancio tra mezzi a disposizione nelle diverse epoche e intenti perseguiti continua infatti a sembrarmi attivo.
Tra i suoi continuatori, alcuni non furono all'altezza di questa - lo ammetto, spesso frustrante - impresa. Sono quelli che si definiscono filosofi. Altri hanno recuperato la mission del maestro, cercando di affinare la tecnica e individuare strumenti di verifica del proprio operato alternativi - per ovvie ragioni - alle simulazioni con i volontari o altri tipi di esperimenti in laboratorio.
Se un domani esisterà una macchina capace di recuperare nitidamente le immagini memorizzate dal cervello, le sensazioni, i pensieri precisi, "trascriverli" in un continuum storico e risalire, in un processo di circolarità tra medico della mente e paziente, agli eventi traumatici o anche solo alla costruzione dei significati dal punto di vista del soggetto osservato, gli psicanalisti perderanno probabilmente la loro ragion d'essere. Ma fino a quel momento, continuerò a pensare che la psicanalisi, che comunque non pregiudica sinergie con altre discipline* al fine di meglio svolgere il proprio lavoro, lrimarrà un'insostituibile approccio, oltretutto poco invasivo, con cui lavorare sull'unicità psicologica di ogni essere umano.

* Un interessante esempio è il testo Neuropsicanalisi di Mark Solms.

2 commenti:

Bluebeardburns ha detto...

Cara Sovrappensiero,

personalmente amo gli scritti e l'approccio di Freud, non credo però che si possa argomentare in favore della scientificità della sua analisi.

Anzitutto non mi ritrovo nel discorso sulle intenzioni: Freud ha consapelvomente scelto di non darsi alla allora incipiente neurobiologia per studiare coi mezzi che aveva ciò che gli interessava: la mente.

Comunque non ha utilizzato un paradigma sperimentale: ha sviluppato un metodo ed elaborato dei modelli. Qeusti modelli possono essere anche adatti a trattare una patologia e il metodo può essere utile; tuttavia, non c'è prova che i suoi modelli siano validi nè si sa perchè il suo metodo funzioni - ammesso che funzioni.
In altri termini: magari la teoria del complesso edipico rispondi bene delle osservazioni fatte da Freud e di molte altre, ma resta un modello. Descrive bene il fenomeno, ma nulla ci consente di affermare che effettivamente un processo simile avvenga nella mente. E se la psicanalisi come terapia funziona, non sappiamo per quale motivo. Se lo sapessimo esattamente, potremmo elaborare terapie, magari ben più efficaci.

Anche mia nonna sapeva che il peperoncino fa bene alla circolazione, ma solo ora si può somministrare la capsaicina - il principio attivo - come farmaco.. Con effetti ovviamente superiori!

Bluebeardburns ha detto...

Sono comunque molto ottimista circa le possibilità di integrazione della psicoanalisi con le neuroscienze. Quello che Freud ha fatto è assolutamente apprezzabile, benchè non possa definirsi scientifico, per lo stesso motivo per cui le brillanti osservazioni di Aristotele circa le specie animali restano al di fuori del metodo scientifico. Eppure nessuno si sogna di parlare male di Aristotele :D

Sono, invece, in assoluto disaccordo con quanto scrivi circa il principio di indeterminazione di Heisenberg. Questo sancisce che non è possibile conoscere la velocità e la posizione dell'elettrone con la stessa misura. Punto. Le inferenze che portano alle più variegate conclusioni, dal sostenere il pensiero debole al fomentare i dubbi esistenziali, hanno lo stesso valore delle teorie razziste, che partendo da un fatto scientifico - la variabilità interspecifica - hanno fornito supporto intellettuale ai regimi totalitari.

Quindi per quanto mi riguarda, resto un grande estimatore di Freud, e non mi fa specie che il suo metodo manchi di supporto scientifico. Molte idee interessantime vengono da filosofi e letterati, e altrettanto spesso la scienza giunge a conclusioni già note a tutti :)